martedì 4 aprile 2017

Tatazumai, una filosofia che diventa mostra

Dal 3 al 7 aprile nel Muji Store di Corso Buenos Aires a Milano approda la mostra intitolata “Tatazumai” che si è tenuta l’anno scorso a New York e nel 2015 a Parigi. Un appuntamento imperdibile per chi ama l’oriente e in particolare la cultura giapponese. Durante questa esposizione è possibile ammirare e acquistare le opere di sei artisti giapponesi contemporanei.
Il talk, due scatti della mostra e una foto insieme al maestro Masanobu Ando
Tatazumai è un termine giapponese difficilmente traducibile per noi occidentali non solo per una questione puramente linguistica, ma anche culturale. Rappresenta infatti il rapporto intimo che si crea tra oggetto e spazio circostante, un concetto a cui noi occidentali non attribuiamo la stessa importanza. Secondo la loro filosofia invece può accadere che un oggetto venga posto su un tavolo e muti l’atmosfera della stanza in cui si trova. In Giappone ritengono che i manufatti abbiano questo potere e fanno di tutto per valorizzarlo. Molti di quelli esposti sono oggetti di uso quotidiano realizzati con cura, che si riappropriano del loro ruolo nella società. Durante il talk tre degli artisti che espongono le loro opere hanno spiegato la loro idea di Tatazumai e il loro concetto di design e artigianato.

Kazumi Tsuji, artista del vetro, racconta: “Credo nella forza che ha un oggetto che usiamo quotidianamente, come le ciotole o i bastoncini. Noi impariamo delle cose attraverso gli oggetti, per quello credo che sia importante avere e impugnare degli oggetti fatti a mano.”
Ryuji Mitani, designer del legno, spiega che in Giappone hanno “un forte senso della natura dentro, quindi anche i loro oggetti lo rivelano”. Le sue opere infatti scolpiscono la materia in maniera quasi spontanea per dare vita a oggetti comuni come contenitori per il burro, ciotole e cucchiai di legno.
Masanobu Ando, artista della ceramica, aggiunge un altro aspetto: “Cerco di esprimermi con meno elementi possibili, ma dedicandomi anche alle parti nascoste degli oggetti come il retro di un piatto”.

Dopo questa presentazione si è parlato della differenza tra arte e artigianato. La suddivisione delle opere tra arte alta e artigianato è un’influenza occidentale degli ultimi secoli. Nel mondo più antico molti pittori considerati artisti erano anche maestri di arti applicate e in generale non si dava peso a questa classificazione. Ando spiega che “dopo aver viaggiato mi sono accorto di una somiglianza tra Italia e Giappone, paesi con una grande storia. Un tempo arte e artigianato erano quasi la stessa cosa e adesso c’è un ritorno in questa direzione”.

Per collegarsi al brand che li ospita e parlare di ciò che può accomunare artigianato artistico e design industriale, Mitani aggiunge: “Quella di dedicarsi agli oggetti quotidiani è una tendenza naturale che oggi accomuna diversi artisti e si contrappone al consumismo. Un marchio/non marchio come Muji si è posizionato sul mercato in una posizione simile, facendo un passo indietro per realizzare prodotti di qualità che siano anche semplici e alla portata di tutti”. Secondo Mitani: “Muji ha colto il nostro desiderio e l’ha trasformato in un prodotto di massa”.
Per concludere questa analisi utilizzo un'osservazione di Ando: "I nostri tre elementi sono design, arte e artigianalità, abbiamo l'obiettivo di uscire dalla gerarchia di questi elementi per metterli sullo stesso piano. In questo Muji si avvicina al nostro spirito".


Per chi andrà a visitare la mostra ci sono alcune sorprese: fino al 7 aprile condividendo una fotografia dell'esposizione utilizzando gli hashtag #tatazumai e #muji_italia e mostrandola allo staff del negozio si potrà ricevere in omaggio una penna Muji (200 pezzi disponibili ogni giorno), invece l'8 e 9 aprile si potrà ricevere un piccolo quaderno condividendo la foto di un notebook personalizzato con i timbri a disposizione nel punto vendita di Corso Buenos Aires.

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